I fitoplasmi associati a BN, LN e VK sono stati caratterizzati a livello genomico e si è accertato che appartengono al raggruppamento tassonomico dello stolbur (l6SrXII). I fitoplasmi europei appartengono al sottogruppo ribosomico 16SrXII-A. In Italia la presenza di LN è praticamente ubiquitaria, confermando l’elevata capacità di diffusione di questa fitoplasmosi
La trasmissione del fitoplasma del Legno Nero avviene sia per propagazione di piante infette sia mediante vettori. La prima modalità di trasmissione, in seguito a recenti studi, ha dimostrato un’efficienza all’incirca pari al 3%. Si è visto, inoltre, che il periodo di incubazione di LN in viti giovani varia da un minimo di circa cinque mesi a un massimo non superiore ai due anni. È stato dimostrato che l’insetto vettore di LN è il cixiide Hyalestes obsoletus, che trasmette il fitoplasma in modo persistente-propagativo.
L’ampia diffusione geografica di LN e delle altre fitoplasmosi del tipo stolbur, anch’esse trasmesse da H. obsoletus, oltre al fatto che in campo, le popolazioni del vettore sono sempre di piccola entità hanno fatto ipotizzare l’esistenza di altri vettori oltre allo H. obsoletus.
Si è constatato, inoltre, (attraverso indagini diagnostiche molecolari) la presenza di LN in piante di erba medica (Medicago sativa) e di convolvolo (C. arvensis) situate nelle immediate vicinanze di vigneti infetti.
Alla luce di quanto detto precedentemente si può affermare che il LN è originato da un fitoplasma patogeno non specifico della vite, trasmesso da un vettore non strettamente ampelofago. Di conseguenza tali aspetti epidemiologici si ripercuotono sulla diffusione del fitoplasma del LN che dovrebbe interessare più piante ospiti, oltre alla vite, e, come detto precedentemente, più vettori, oltre a H. obsoletus.
Per la diagnosi dei fitoplasmi, nel passato, ci si avvaleva dell’osservazione al microscopio elettronico, al microscopio a fluorescenza (attraverso la colorazione del dna con il fluorocromo dapi), ma entrambe queste metodiche, oltre a essere molto laboriose, hanno dimostrato scarsa affidabilità ai fini diagnostici, data la scarsa concentrazione dei fitoplasmi nei tessuti floematici e quindi la conseguente difficoltà di essere rilevati.
Con l’avvento delle tecniche di biologia molecolare ed in modo particolare della tecnica della Reazione a catena della Polimerasi (PCR), attraverso la quale è possibile moltiplicare in modo esponenziale selettivamente specifiche sequenze genomiche del fitoplasma, si sono avuti allora, incrementi notevoli nel campo di studio sui fitoplasmi.
Le tecniche che sfruttano la tecnica della PCR e che possono essere utilizzate nella diagnosi dei fitoplasmi sono diverse; una delle più diffuse prevede le seguenti fasi:
· estrazione del DNA totale dai tessuti floematici di materiale vegetale sintomatico;
· PCR utilizzando primers universali, cioè in grado di permettere l’amplificazione di porzioni genomiche comuni a tutti i fitoplasmi;
· PCR indiretta o nested[1], utilizzando primers gruppo – specifici, cioè in grado di permettere l’amplificazione di porzioni genomiche presenti solo in alcuni gruppi di fitoplasmi;
· analisi del polimorfismo dei frammenti di restrizione (RFLP). Attraverso l’utilizzo di particolari enzimi (detti di restrizione) che tagliano il DNA (precedentemente amplificato) in corrispondenza di specifiche sequenze, è possibile produrre frammenti di DNA specifici per ogni raggruppamento tassonomico. L’analisi di tali frammenti avviene attraverso opportuna separazione elettroforetica.
Negli ultimi tempi, sta prendendo sempre più piede la tecnica “Real Time” PCR. Attraverso tale tecnica è possibile seguire in tempo reale, appunto, l’amplificazione del DNA bersaglio e di misurarne la quantità: attraverso un sistema ottico collegato ad un normale termociclatore, e tramite sistemi di generazione della fluorescenza, (incorporati nella miscela di reazione), è possibile monitorare l’amplificazione genica e, quindi, verificare o meno la presenza del DNA bersaglio.
Le possibilità di controllo si basano esclusivamente sulla prevenzione delle infezioni che può essere attuata attraverso diverse modalità. In primo luogo attraverso il controllo sanitario del materiale da propagazione, dato che una delle modalità di trasmissione del fitoplasma avviene attraverso il materiale di moltiplicazione. Infatti, si è visto che infezioni asintomatiche sono presenti più spesso di quanto si possa pensare: fenomeni di “mascheramento” (remissione dei sintomi) e di “infezione latente”.
Per quanto riguarda il vettore, (H. obsoletus) finora la lotta chimica non ha dato un esito positivo. Per cui, in relazione ai risultati emersi, oltre alle numerose variabili bio-ecologiche ancora da studiare in merito agli eventuali ulteriori vettori del LN, la lotta allo H. obsoletus attraverso l'impiego di insetticidi è attualmente sconsigliabile.
Viceversa, interventi di natura agronomica possono consentire di contrastare la diffusione di LN. Anche se non sono in generale molto efficaci, sono consigliabili dato che si tratta di interventi ecocompatibili e di costo contenuto.
Tali interventi possono essere schematizzati in questo modo:
Spollonatura del “piede” delle viti,
[1] Si tratta di una PCR che viene effettuata utilizzando primers che permettono l’amplificazione di regioni genomiche interne alla regione amplificata in una precedente PCR.