Diverse specie di Botryosphaeria causano cancri del legno e vari altri sintomi su numerosissimi ospiti, da specie arboree e arbustive di interesse agrario o ornamentale a specie forestali. Alcune di queste creano danni considerevoli, altre vengono più spesso trovate in forma saprofitaria e solo talvolta creano veri e propri danni di vario tipo. Nel caso della vite l’intensificarsi delle ricerche sulle malattie del legno ha permesso spesso di associare a specie di Botryosphaeria sintomi normalmente attribuiti a Eutypa lata o ad agenti di mal dell’esca: cancri del legno e mancata ripresa vegetativa di branche o speroni sono i sintomi esterni più frequenti. Nel legno queste specie sono associate alla presenza di settori necrotici bruni (indistinguibili da quelli causati da E. lata o da Phaeoacremonium aleophilum) e, in corrispondenza dei cancri, a striature brune, a disseccamento delle gemme. In qualche caso sono stati descritti anche sintomi fogliari analoghi a quelli causati dal mal dell’esca, ma la loro associazione solo con specie di Botryosphaeria non è per ora stata confermata. B. dothidea è anche causa di un marciume bianco del grappolo che però per ora non risulta mai segnalato in Italia. La distribuzione delle specie è fortemente influenzata dalle caratteristiche climatiche dell’ambiente, ma per tutte pare molto importante la differenza di virulenza fra ceppi diversi della stessa specie. Anche in Toscana sono in corso accertamenti sul reale ruolo di queste specie come agenti di cancro che possono sovrapporsi ai sintomi causati dal complesso del mal dell’esca. La presenza di ceppi probabilmente più virulenti è stata occasionalmente associata a problemi di mancata ripresa vegetativa per l’instaurarsi di necrosi a partire da ferite di potatura.
In ogni caso, infatti, si tratta di patogeni che penetrano attraverso ferite e quindi la protezione delle ferite con mastici o colle viniliche addizionate con fungicidi, come descritto per il mal dell’esca e per l’eutipiosi, rimane la migliore opera di prevenzione. Nel caso di infezioni l’eliminazione delle parti infette è possibile e deve essere eseguita con le stesse precauzioni descritte per l’eutipiosi.
Nome Comune | Botryosphaeria spp |
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Famiglia | null |
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Genere | null |
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Specie | null |
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Morfologia
Il genere Botryosphaeria comprende un elevato numero di specie, 14 delle quali sono state segnalate anche su vite: B. stevensii, B. obtusa e B. dothidea, B. rhodina, B. parva, B. australis, B. lutea, B. ribis, B. viticola, B. sarmentorum e varie forme anamorfe corrispondenti a specie di Botryosphaeria non ancora individuate: Fusicoccum viticlavatum, F. vitifusiforme, Diplodia porosum, D. sarmentorum. Fra queste specie sono state segnalate su vite fino ad ora in Italia B. obtusa, B. stevensii, ma sono presenti anche altre specie come B. dothidea e B. parva. Diverse di queste specie causano cancri del legno e vari altri sintomi su numerosissimi ospiti, da specie arboree e arbustive di interesse agrario o ornamentale a specie forestali. Alcune di queste creano danni considerevoli, altre vengono più spesso trovate in forma saprofitaria e solo talvolta creano veri e propri danni di vario tipo. Nel caso della vite l’intensificarsi delle ricerche sulle malattie del legno ha portato a guardare con più attenzione agli agenti patogeni presenti nel legno di piante sintomatiche. Questo ha permesso spesso di associare proprio a specie di Botryosphaeria sintomi normalmente attribuiti a Eutypa lata o ad agenti di mal dell’esca: cancri del legno e mancata ripresa vegetativa di branche o speroni sono i sintomi esterni più frequenti. Nel legno queste specie sono associate alla presenza di settori necrotici bruni (indistinguibili da quelli causati da Eutypa lata o da Phaeoacremonium aleophilum) e, in corrispondenza dei cancri, a striature brune, a disseccamento delle gemme. In qualche caso sono stati descritti anche sintomi fogliari analoghi a quelli causati dal mal dell’esca, ma la loro associazione solo con specie di Botryosphaeria non è per ora stata confermata. B. dothidea è anche causa di un marciume bianco del grappolo che però per ora non risulta mai segnalato in Italia. La distribuzione delle specie è fortemente influenzata dalle caratteristiche climatiche dell’ambiente (B. rhodina, ad esempio, è molto più frequente in paesi o aree geografiche con temperature medie elevate), ma per tutte pare molto importante la differenza di virulenza fra ceppi diversi della stessa specie. Anche in Toscana sono in corso accertamenti sul reale ruolo di queste specie come agenti di cancro che possono sovrapporsi ai sintomi causati dal complesso del mal dell’esca. La presenza di ceppi probabilmente più virulenti è stata occasionalmente associata a problemi di mancata ripresa vegetativa per l’instaurarsi di necrosi a partire da ferite di potatura.
In ogni caso, infatti, si tratta di patogeni che penetrano attraverso ferite e quindi la protezione delle ferite con mastici o colle viniliche addizionate con fungicidi, come descritto per il mal dell’esca e per l’eutipiosi, rimane la migliore opera di prevenzione. Nel caso di infezioni l’eliminazione delle parti infette è possibile e deve essere eseguita con le stesse precauzioni descritte per l’eutipiosi.