Guignarda bidwelli
Introduzione
Il marciume nero o black-rot è una malattia della vite introdotta in Europa verso il 1885 in seguito all’importazione di portinnesti resistenti alla fillossera.
Sintomatologia e danni
La malattia riguarda tutti gli organi verdi della vite in fase di crescita attiva.
Sulle foglie si riscontrano macchie di forma abbastanza regolare, con alone brunastro che le delimita in modo netto. la parte interna della macchia necrotizza ed assume una colorazione rossastra ricoprendosi di piccole pustoline nerastre (picnidi), generalmente disposti in modo concentrico, che rappresentano gli organi di diffusione del fungo.
Sui germogli erbacei, sui piccioli e sui rachidi, che sono facilmente aggredibili, si possono riscontrare delle tacche brunastre che tendono a trasformarsi in depressioni allungate che tendono a necrotizzare ed, al pari dei sintomi fogliari, a ricoprirsi dei picnidi brunastri del fungo.
I danni maggiori si estrinsecano a livello del grappolo. Quest’ultimo può essere attaccato dal patogeno dalla fioritura all’invaiatura, ma si è visto che il periodo in cui vi è maggiore suscettibilità alla malattia avviene a partire dallo stadio di piena fioritura fino a quello in cui il diametro degli acini raggiunge un centimetro circa. Sugli acini si evidenziano, inizialmente dei piccoli punti biancastri attorno ai quali, successivamente si forma una zona di colore bruno che tende con il tempo ad estendersi velocemente all’intero acino. In seguito gli acini assumono una colorazione violacea, perdono di turgore, disseccano e mummificano ricoprendosi delle caratteristiche pustole nerastre, che come abbiamo visto, costituiscono i picnidi del fungo stesso. I grappoli possono essere infettati e mostrare tali sintomi nella loro interezza oppure solo in alcuni punti.
I sintomi sul grappolo possono essere confusi, almeno ad un primo esame superficiale, con quelli della peronospora. È da considerare che la presenza delle pustoline nerastre (picnidi) sugli acini è caratteristica identificativa di un attacco di marciume nero causato da Guignardia bidwelli.
Tecniche diagnostiche
Le modalità di diagnosi si esplicano sostanzialmente attraverso l’osservazione dei sintomi in campo. Possono essere effettuati isolamenti micologici a partire da tessuti sintomatici, preventivamente sterilizzati in superficie (ad es. con ipoclorito di sodio a varie diluizioni), su substrati agarizzati nutritivi generici e/o semiselettivi.
Prevenzione e difesa
Le misure preventive legate al marciume nero tendenzialmente mirano a far diminuire il potenziale di inoculo, e le possiamo distinguere in questo modo:
- i vigneti abbandonati e dove si riscontrano attacchi di marciume nero, devono essere estirpati e le piante bruciate, in quanto vanno a costituire delle pericolose fonti di inoculo per i vigneti vicini;
- durante l’inverno, nei vigneti colpiti, occorre eliminare sia i tralci sintomatici oltre che i grappoli che presentano degli acini mummificati e bruciarli.
- nel caso di vigneti non inerbiti, l’eventuale rincalzatura primaverile potrebbe riportare in superficie residui vegetali (acini mummificati, ecc.) interrati in seguito alle lavorazioni autunnali. Per cui tale lavorazione dovrebbe essere effettuata dopo il primo trattamento contro il black rot.
A tali misure preventive , generalmente non si effettua una strategia di difesa specifica. Ciò si verifica in quanto gli eventuali interventi coincidono con i trattamenti previsti per altre patologie. Infatti, durante il germogliamento gli eventuali interventi avvengono in concomitanza con la difesa dall’escoriosi, mentre gli interventi successivi possono coincidere con la difesa nei confronti della peronospora e dell’oidio. Ovviamente, purché le sostanze attive utilizzate siano efficaci contro entrambi i patogeni.
I principi attivi autorizzati per la difesa nei confronti del black rot appartengono alle famiglie delle strobilurine e degli IBS. Per questi ultimi, è indispensabile verificare che le associazioni antioidiche o antiperonosporiche siano omologate anche contro il black rot e verificare se le dosi di impiego risultano diverse da quelle consigliate nei confronti dell’oidio e della peronospora. L’utilizzo degli IBS e delle strobilurine è limitato ad un massimo di tre interventi all’anno.
Nome Comune | Guignarda bidwelli |
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Famiglia | null |
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Genere | null |
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Specie | null |
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Sintomatologia Generale
La malattia riguarda tutti gli organi verdi delle piante ospiti in fase di crescita attiva. Sulle foglie si riscontrano macchie di forma tendenzialmente regolare, con alone brunastro che le delimita in modo netto. La parte interna della macchia necrotizza e assume una colorazione rossastra ricoprendosi di piccole pustoline nerastre (picnidi), generalmente disposte in modo concentrico, che rappresentano gli organi di diffusione del fungo. Sui germogli erbacei e sui piccioli, che sono facilmente aggredibili, si possono riscontrare delle tacche brunastre che tendono a trasformarsi in depressioni allungate inclini a necrotizzare e, al pari dei sintomi fogliari, a ricoprirsi dei picnidi brunastri del fungo.