Descrizione
Questa malattia è causata da un complesso di lieviti e batteri il cui vettore è rappresentato dal moscerino della frutta (Drosophila spp.). Gli agenti maggiormente associati a tale alterazione sono rappresentati dai lieviti appartenenti ai generi Candida spp e Kloeckera spp. Mentre per quanto riguarda i batteri, quelli maggiormente rappresentati appartengono al genere Acetobacter spp.
È da considerare che nessuno degli agenti associati al marciume acido è capace di penetrare in modo attivo la cuticola degli acini, di conseguenza tale alterazione (al pari della botrite) è favorita da tutti quei fattori che concorrono a determinare lesioni sugli acini del grappolo: Oidio, tignole, tripidi, ecc.
Generalmente i primi sintomi di marciume acido si verificano in corrispondenza dell’inizio dell’invaiatura dell’uva. Gli acini attaccati hanno una colorazione nocciola (uve bianche) o rosea (uve rosse) e con, almeno all’inizio, turgore inalterato. In questo momento la malattia non è facilmente individuabile. Successivamente la buccia diviene più sottile, gli acini si svuotano, il succo che fuoriesce imbratta quelli sottostanti rendendoli lucidi ed emana il caratteristico odore pungente dell’aceto. In questa fase sono sempre presenti i moscerini della frutta ad ogni stadio del loro sviluppo indispensabili per l’instaurarsi della malattia. All’interno degli acini svuotati si ritrova una sostanza lattiginosa costituita da colonie di microrganismi. In questa fase la malattia è facilmente riconoscibile.
Dalle osservazioni condotte in vigneto risulta che il grappolo inizia a manifestare suscettibilità al marciume acido dopo l’invaiatura ed aumenta proporzionalmente al crescere della percentuale in zuccheri e quindi con il progredire della maturazione. Molto spesso la presenza del marciume acido avviene contemporaneamente con attacchi di botrite. I danni che il marciume acido arreca alle uve consistono essenzialmente nella diminuzione del contenuto zuccherino e nell’aumento di acido acetico, gluconico e di glicerina; una ulteriore limitazione è data dalla presenza di sostanze polifenoliche ossidate. Il vino ottenuto da queste uve presenta inoltre una alta torbidità, odori e sapori sgradevoli ed una notevole predisposizione all’insorgere di alterazioni microbiche. Uve con bassa percentuale di attacco danno vini che possono essere tecnologicamente “migliorati”, mentre quelle fortemente attaccate difficilmente daranno prodotti commerciabili.
La diagnosi si estrinseca sostanzialmente attraverso l’osservazione dei sintomi in campo. Non si prendono in considerazione camere umide e/o isolamenti micologici e batterici su substrati agarizzati nutritivi generici e/o semiselettivi.
Difesa
Una volta insediato sul grappolo è impossibile arrestare lo sviluppo del marciume acido in quanto l’uso di fitofarmaci specifici, oltre a non essere consentito nel nostro paese, inibisce
anche i lieviti della fermentazione alcoolica.
Interventi di difesa mirati contro il vettore specifico della malattia risultano improponibili per cui ancora una volta la prevenzione è l’unico mezzo praticabile. I fattori che favoriscono l’instaurarsi del marciume sono:
1) suscettibilità varietale (Sangiovese, Trebbiano, Chardonnay, per la nostra regione);
2) piogge estive frequenti e di lieve intensità che provocano in acini ricchi di zucchero l’ingrossamento per idratazione e la successiva fessurazione della buccia;
3) interventi colturali che esaltano la vigoria della vite (ad es. eccessi di concimazione azotate e di irrigazioni);
4) grappolo serrato ed acini con buccia sottile;
5) fessurazioni degli acini causate da tignole, oidio, eventi meteorici.
Per cui, in fase di coltivazione, la prevenzione dalla malattia sarà garantita da corretti interventi colturali e di difesa fitosanitario mirata soprattutto contro le tignole e l’oidio.
Tecniche diagnostiche
Sintomatologia e Danni