Lobesia botrana (Schiff. et Den.)
Questo lepidottero tortricide è ritenuto il fitofago chiave per la coltura della vite in Toscana e nell’Italia centro meridionale in genere.
Sintomatologia e Danni
I sintomi e i relativi danni legati alla presenza della Lobesia botrana e della sua attività trofica si differenziano (in relazione sia all’entità sia alle parti colpite) in base alla generazione dell’insetto in questione. Le larve della prima generazione (antofaga) riuniscono con fili sericei gruppi di bottoni fiorali e formano dei glomeruli all’interno dei quali si sviluppano, distruggendo i fiori e successivamente i piccoli acini appena allegati.
Le larve della seconda e terza generazione (carpofaghe) penetrano negli acini in accrescimento e in quelli in via di maturazione svuotandoli in parte. Gli acini danneggiati imbruniscono e disseccano. Le ferite possono essere colonizzate da infezioni successive di Botrytis cinerea e/o marciume acido.
• Danni diretti derivati dalla distruzione degli acini, quindi con perdita di prodotto, e dei bottoni fiorali.
• Danni indiretti legati alla diffusione di muffa grigia (botrite) o di marciume acido, con conseguente perdite sia dal punto di vista quantitativo sia dal punto di vista qualitativo del prodotto.
I danni della prima generazione sono da considerarsi economicamente limitati, dal momento che l’eliminazione di parte dei boccioli fiorali viene compensata generalmente da un accrescimento ponderale più elevato degli acini circostanti rimasti indenni. Di conseguenza, i danni principali sono causati dalle larve della seconda generazione e soprattutto della terza generazione, in quanto penetrano negli acini in via di accrescimento o prossimi alla maturazione, determinandone il parziale svuotamento. Gli acini attaccati progressivamente disseccano. I danni in questo caso possono essere più incisivi e determinare notevoli perdite in peso degli acini e quindi di prodotto finale.
Metodi di campionamento e previsione degli attacchi
Per controllare l’andamento dei voli delle tre generazioni dell’insetto, vengono normalmente utilizzate trappole a feromoni sessuali che, diffondendo il feromone femminile, richiamano i maschi catturandoli. Controlli settimanali permettono di seguire lo sviluppo dei voli dall’inizio delle catture al picco massimo di sfarfallamento e la decrescita fino all’azzeramento delle catture. Questo dato consente di posizionare l’eventuale trattamento nel momento in cui il numero massimo di individui ha raggiunto lo stadio di sviluppo nel quale è maggiormente sensibile al meccanismo di azione del prodotto scelto. Per valutare l’andamento dell’infestazione è indispensabile eseguire dei campionamenti sui grappoli per verificare la presenza di uova, di nidi larvali, di larve o di acini danneggiati a seconda del momento di campionamento e della sua finalità. Se si intende valutare il raggiungimento della soglia di intervento per le generazioni carpofaghe finalizzata alla esecuzione di trattamenti con insetticidi microbiologici, chitino-inibitori, regolatori di crescita o acceleratori della muta, sarà necessario valutare la percentuale di ovodeposizioni e lo stato di maturazione delle uova (stadio di “testa nera”) su 100 grappoli scelti a caso per ciascuna unità colturale. Se invece si intende valutare la soglia di intervento per le generazioni carpofaghe finalizzata alla esecuzione di trattamenti con insetticidi tradizionali, si dovrà valutare il numero di larve presenti su 100 grappoli scelti a caso per ciascuna unità colturale. Infine, se si intende valutare l’esito di una infestazione, basterà verificare la percentuale di acini danneggiati. La soglia economica di intervento è un parametro numerico determinato preventivamente in base a una serie di previsioni, variabile di anno in anno e da zona a zona, permette di stabilire quando l’entità del danno stimato supera il costo dell’intervento chimico.
Strategie di difesa
Nei confronti delle larve della prima generazione nella maggior parte dei casi non si prendono in considerazione interventi con agrofarmaci. Quest’ultimi possono essere utilizzati, eventualmente nella fase dei bottoni fiorali separati, con infestazioni medie del 30-35% per le varietà da vino con grappolo spargolo e del 50% per le varietà con grappolo serrato. L’intervento chiave per combattere questo fitofago rimane quello sulla seconda generazione. Le soglie di intervento, per le generazioni carpofaghe, oscillano tra il 5% e il 10%. Si ricorda che è buona norma utilizzare soglie di intervento più alte in vigneti occasionalmente danneggiati dal fitofago e più basse in quelli normalmente attaccati. Le varietà più suscettibili sono quelle a grappoli serrati.
Nella scelta dei prodotti chimici da utilizzare è buona norma orientarsi sempre verso quelli con minori ripercussioni ambientali, di minore tossicità per l’uomo e a maggiore selettività nei confronti dei pronubi, dei parassiti e predatori degli insetti dannosi. La diffusione di tecniche di campionamento più precise e facilmente applicabili consente la razionalizzazione dell’intervento che ha come obiettivo le larve neonate, limitandone i danni con buoni risultati. Il trattamento dovrà essere eseguito solo a seguito della constatazione del superamento delle soglie di intervento. Di conseguenza per stabilire se effettuare o meno un intervento con agrofarmaci, occorre campionare i grappoli in vigneto. Le epoche in cui effettuare i campionamenti sono in funzione della fase fenologica della vite, del ciclo biologico dell’insetto patogeno (ovideposizione, nascita larvale ecc.), ma anche del tipo di trattamento da effettuare (larvicida, ovicida ecc.). Infatti, con insetticidi tradizionali si può intervenire mediamente 7- 8 giorni dopo il picco massimo dei voli rilevato con trappole a feromoni sulle larve in fase di penetrazione. Con insetticidi chitinoinibitori (ICI), regolatori di crescita (IGR) e acceleratori della muta (MAC) sarà necessario anticipare il momento di intervento; infatti, questi formulati esplicano la loro migliore efficacia sulle larve neonate e, in alcuni casi (ICI e IGR), sulle uova. Pertanto il trattamento dovrà essere eseguito a partire dalla fase di ovideposizione che mediamente inizia 12-14 giorni dopo l’inizio delle catture dei maschi nelle trappole a feromoni. La precocità di questo intervento non consente tuttavia di valutare l’effettiva consistenza delle popolazioni e il superamento della soglia di intervento, pertanto si consiglia di riservare questi formulati a vigneti in cui la presenza di tignoletta è particolarmente elevata tutti gli anni. Tra le sostanze attive che si possono utilizzare, ricordiamo: Spinosad, Indoxacarb, Flufenoxuron, Tebufenozide, Metossifenozide ecc. È importante bagnare solo la zona dei grappoli per non danneggiare eventuali organismi utili presenti sul resto della vegetazione. L’unico prodotto biologico attualmente utilizzabile è il Bacillus thuringiensis var. Kurstaki che agisce per ingestione. Anche per la corretta applicazione di questo insetticida microbiologico è opportuno individuare con precisione il momento della nascita delle larve, in quanto questo prodotto ha una maggiore efficacia all’inizio della loro attività trofica. L’intervento dovrà essere effettuato 12-14 giorni dall’inizio delle catture con le trappole a feromoni, quando la maggior parte delle uova deposte ha raggiunto la cosiddetta fase di “testa nera”. Il trattamento va ripetuto dopo 7-8 giorni o a seguito di piogge, a causa della scarsa persistenza del Bacillus thuringiensis, garantendo una adeguata copertura del grappolo.