Flavescenza della vite

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Le malattie indicate nell’uso comune come "Giallumi della Vite" (grapevine yel­lows diseases, GYD) riguardano diverse alterazioni associate alla presenza di citoplasmi. Le fitoplasmosi più diffuse a carico della Vite appartengono, dal punto di vista tassonomico, ai seguenti gruppi.

  • Gruppo 16SrV: Elm yellows. Flavescenza dorata è associata ai fitoplasmi appartenenti ai sottogruppi 16SrV-C e 16SrV-D. La gravità di questa malattia ha determinato l’emissione di un decreto di lotta obbligatoria emanato dal MiPAF il 31 maggio 2000 (G.U. n. 159 del 10 luglio 2000);
  • Gruppo 16SrVII: Stolbur. Legno nero è associato ai fitoplasmi appartenenti al sottogruppo 16SrXII-A
  • Gruppo 16SrI : Aster yellows
  • ·        Gruppo 16SrIII: X-disease
  • ·     Gruppo 16SrX: Apple proliferation
Tali giallumi sono caratterizzati dall’avere una sintomatologia molto simile tra di loro con differenze quasi esclusivamente dal punto di vista epidemiologico ed eziologico.

 

Tra le fito­plasmosi della vite, FD è di gran lunga la più im­portante, sia per i danni che determina e sia per la rapidità con la quale può diffondersi.

 

 

 

 

Sintomatologia

 

 

 

L’analisi visiva dei soli sintomi in campo non è sufficiente a riconoscere ed a confermare la presenza o meno delle fitoplasmosi della vite e di conseguenza escludere la presenza di altre malattie e/o fisiopatie con sintomi simili. Una diagnosi sicura dell’infezione in corso si ottiene esclusivamente attraverso le analisi diagnostiche biomolecolari di laboratorio.

 

 

 

I sintomi più caratteristici riguardano le foglie, che presentano un'intensa e disomogenea colorazione della lamina, che nel caso delle varietà ad uva bianca, diventa giallo-vivo mentre nelle varietà a bacca nera diventa rosso-intenso. Il cambiamento cromatico può interessare tutta la lamina fogliare, una parte di essa oppure solo alcuni settori (o anche macchie) adiacenti o in corrispondenza delle nervature principali e/o secondarie, le quali manifestano, anch’esse, ingiallimenti e/o arrossamenti marcati.

 

 

 

Possono presentarsi differenziazioni di intensità e disposizione dei sintomi tra foglie sullo stesso tralcio e/o sulla stessa pianta. Spesso nelle varietà più suscettibili, le variazioni cromatiche interessano l'intera pianta. Con l’avanzare della stagione, le foglie alterate subiscono un precoce invecchiamento, che ne determina la caduta anticipata. Spesso, in cor­rispondenza delle aree interessate dagli ingiallimenti o arrossamenti, come pure in relazione ai cambiamenti di colore sulle nervature principali e/o secondarie, si formano vistose necrosi. Su gran parte della vegetazione sintomatica la lamina si stacca dal picciolo, mentre quest’ultimo rimane attaccato al tralcio. Spesso i sintomi delle fitoplasmosi ricordano molto quelli legati alla virosi del complesso dell’Accartocciamento fogliare della Vite: si ricorda che in quest’ultimo caso sono le foglie più vecchie quelle che presen­tano sintomi di arrossamenti e/o di ingiallimenti, così come l’accartocciamento della lamina, mentre le nervature rimangono sempre verdi.

 

 

 

I tralci oggetto di infezioni di fitoplasmi della vite tendono ad assumere una colorazione verde pallido, tendente al grigio-verdastro. Presentano uno sviluppo ridotto, spesso con andamento a zig-zag. A causa della ridotta lignificazione, spesso, assumono una consistenza erbacea, spugnosa e gommosa; la lignificazione essendo parziale è limitata generalmente ai soli nodi e parte degli internodi e/o su settori della circonferenza.

 

 

 

I tralci particolarmente colpiti presentano un comportamento ricadente verso il basso e risultano molli e flessuosi. In diverse varietà i tralci risultano ricoperti da piccole e numerose punteggiature dall'aspetto oleoso. I tralci colpiti, a seguito della mancata lignificazione, durante il periodo invernale, imbruniscono a causa del freddo, originando il fenomeno conosciuto come "legno nero". Durante la potatura invernale a volte risulta difficile trovare tralci idonei alla costituzione di nuovi capi a frutto, in quanto il legno risulta morto oppure secco.

 

 

 

La sintomatologia sui grappoli è molto varia in quanto si possono avere disseccamenti, appassimento delle infiorescenze, aborti fiorali e avvizzimento dell'uva. L'intensità e la gravità di tali sin­tomi, come accennato precedentemente, è in relazione all’epoca di comparsa e al periodo fenologico della vite. Nel momento in cui la sintomatologia si evidenzia a partire dalla fioritura, si possono originare aborti fiorali con disseccamento del raspo che può rimanere o meno attaccato al tralcio. Nel caso in cui i primi sintomi della malattia si evidenziano durante la fase di allegagione, i grappoli colpiti rimangono attaccati al tralcio, possono subire deformazioni, cambiamenti di colore, con pochi acini sparsi sul grappolo, che con il passare del tempo tendono a raggrinzire oppure, seccano e cado­no in maniera graduale. Gli acini che rimangono fino all'e­poca di vendemmia si presentano acerbi e non sono ido­nei alla vinificazione. Di conseguenza la maggior parte della produzione di uva viene compromessa.

 

 

 

Diagnosi

Per la diagnosi dei fitoplasmi, nel passato, ci si avvaleva dell’osservazione al microscopio elettronico, al microsco­pio a fluorescenza (attraverso la colorazione del dna con il fluorocromo dapi), ma entrambe queste metodiche, oltre a essere molto laboriose, hanno dimostrato scarsa affidabilità ai fini diagnostici, data la scarsa concentrazione dei fitoplasmi nei tessuti floematici e quindi la conseguente difficoltà di essere rilevati.

Con l’avvento delle tecniche di biologia molecolare ed in modo particolare della tecnica della Reazione a catena della Polimerasi (PCR), attraverso la quale è possibile moltiplicare in modo esponenziale selettivamente specifiche sequenze genomiche del fitoplasma, si sono avuti allora, incrementi notevoli nel campo di studio sui fitoplasmi.

La PCR è una tecnica che sfrutta un enzima (DNA polimerasi) termostabile di origine batterica, grazie al quale è possibile moltiplicare un tratto di DNA, di cui si conosce la sequenza, compreso tra due iniziatori della reazione (detti primers). Il tratto di DNA “bersaglio” amplificato, successivamente, potrà essere visualizzato tramite opportuna separazione elettroforetica in gel di agarosio e colorazione con etidio bromuro. 

Le tecniche che sfruttano la tecnica della PCR e che possono essere utilizzate nella diagnosi dei fitoplasmi sono diverse; una delle più diffuse prevede le seguenti fasi:

 

  • estrazione del DNA totale dai tessuti floematici di materiale vegetale sintomatico;
  • PCR utilizzando primers universali, cioè in grado di permettere l’amplificazione di porzioni genomiche comuni a tutti i fitoplasmi
  • PCR indiretta o nested, utilizzando primers gruppo – specifici, cioè in grado di permettere l’amplificazione di porzioni genomiche presenti solo in alcuni gruppi di fitoplasmi;
  • analisi del polimorfismo dei frammenti di restrizione (RFLP). Attraverso l’utilizzo di particolari enzimi (detti di restrizione) che tagliano il DNA (precedentemente amplificato) in corrispondenza di specifiche sequenze, è possibile produrre frammenti di DNA specifici per ogni raggruppamento tassonomico. L’analisi di tali frammenti avviene attraverso opportuna separazione elettroforetica.

 

 

 

Negli ultimi tempi, sta prendendo sempre più piede la tecnica “Real Time” PCR. Attraverso tale tecnica è possibile seguire in tempo reale, appunto, l’amplificazione del DNA bersaglio e di misurarne la quantità: attraverso un sistema ottico collegato ad un normale termociclatore, e tramite sistemi di generazione della fluorescenza, (incorporati nella miscela di reazione), è possibile monitorare l’amplificazione genica e, quindi, verificare o meno la presenza del DNA bersaglio.

 

 

 

[1] Si tratta di una PCR che viene effettuata utilizzando primers che permettono l’amplificazione di regioni genomiche interne alla regione amplificata in una precedente PCR.

 


Last Update 18-01-2011
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