Botryotinia (Sclerotinia) fuckeliana (De Bary) Fuckel
(anamorfo) Botrytis cinerea Pers.
La muffa grigia è in genere molto temuta dai viticoltori poiché, creando i danni maggiori in prossimità della raccolta, può compromettere quantitativamente e qualitativamente la produzione, anche in maniera molto grave. La differente predisposizione climatica di ogni anno a un rilevante sviluppo delle infezioni e l’elevato costo di una corretta difesa antibotritica inducono, in alcuni casi, gli agricoltori toscani a sottovalutare la reale pericolosità di questa crittogama. Si tratta di una malattia che sostanzialmente determina marciume del grappolo e, anche alterazioni in post-raccolta per l’uva da tavola (nella nostra regione non è molto sentito quest’ultimo aspetto). Per un’adeguata protezione dagli attacchi del fungo è importante coniugare la difesa chimica con i criteri agronomico-colturali di prevenzione, tendenti a garantire la sanità del grappolo e il corretto sviluppo vegetativo della pianta.
Sintomatologia e danni
Tutti gli organi vegetativi della vite possono essere rapidamente infettati dalla muffa grigia, in particolare i tessuti erbacei e ricchi di acqua (quali gli acini in maturazione). Sulle foglie l’attacco si manifesta in concomitanza di primavere calde, piovose e umide ed è caratterizzato dallo sviluppo di macchie clorotiche che generalmente coprono una porzione della superficie fogliare in prossimità del margine compreso tra due nervature. Col passare del tempo le parti fogliari colpite disseccano assumendo una colorazione brunastra e ricoprendosi di efflorescenze fungine. Gli attacchi fogliari sono comunque poco frequenti e colpiscono generalmente porzioni fogliari interessate da ristagni di acqua. I tralci possono essere attaccati in ogni momento del ciclo di sviluppo. Quando sono verdi, la malattia si manifesta con imbrunimenti della parte distale, a cui fanno seguito necrosi che causano la morte della parte soprastante. Sui tralci lignificati, in inverno, si possono evidenziare gli sclerozi e nelle anfrattuosità masse di micelio grigiastro. Anche le infiorescenze in annate particolarmente umide risultano più sensibili agli attacchi del fungo che può determinarne l’avvizzimento e il successivo disseccamento. I residui fiorali rappresentano un fertile substrato per la conservazione del fungo e il suo sviluppo nelle fasi fenologiche successive. I danni maggiori vengono causati comunque sui grappoli dove gli attacchi possono interessare il rachide, con conseguenti avvizzimenti e necrosi che possono portare alla caduta del grappolo. L’infezione sugli acini, a partire da macchie brunastre, si evolve passando a un marciume molle su cui si sviluppa la caratteristica muffa grigia che dà il nome alla malattia. Quando gli acini sono verdi, la penetrazione della malattia ha luogo attraverso ferite della cuticola o in seguito al suo sviluppo sui residui fiorali. Il potenziale di inoculo e i conseguenti rischi di infezione aumentano notevolmente, come ricordato precedentemente, all’invaiatura e in modo particolare in fase di maturazione degli acini. Ciò avviene anche in relazione alla maggiore fragilità della cuticola degli acini che risulta più facilmente aggredibile dagli enzimi prodotti dal fungo, soprattutto in presenza di fuoriuscita di liquidi zuccherini. L’infezione si propaga da un acino all’altro fino a colonizzare ampie porzioni del grappolo con la caratteristica massa miceliare grigiastro. È da considerare che un andamento climatico asciutto determina l’avvizzimento degli acini con attacchi in atto e il loro imbrunimento.
I danni provocati dagli attacchi di B. cinerea, oltre a determinare perdite di produzione, a causa degli enzimi ossidasici che il fungo produce, interessano il processo di trasformazione provocando gravi alterazioni dal punto vista qualitativo, come la “casse ossidasica”, la perdita di colore, la riduzione del contenuto zuccherino, la maggiore presenza di acidi organici, la presenza di sostanze estranee ecc.
Tecnica diagnostica
Le modalità di diagnosi si esplicano sostanzialmente attraverso l’osservazione dei sintomi in campo, a carico dei germogli, delle foglie e in modo particolare dei grappoli. Possono essere effettuati isolamenti micologici a partire da tessuti sintomatici preventivamente sterilizzati in superficie, su substrati agarizzati nutritivi generici e/o semiselettivi. Ma, in genere, grazie alla grande capacità di sporulazione del fungo, è sufficiente l’allestimento di camere umide e successive osservazioni al microscopio ottico.
Tecnica di campionamento
È buona prassi controllare gli organi vegetali suscettibili nei momenti più a rischio per evidenziare l’insorgenza di attacchi della malattia. Di solito i campionamenti volti a verificare la frequenza e la percentuale di attacco sono eseguiti nelle sperimentazioni fitoiatriche. In questo caso si possono monitorare 50-100 grappoli per parcella a seconda della dimensione della parcella stessa, al fine di valutare la frequenza della malattia (percentuale di organi infetti) e la sua intensità di attacco (percentuale di tessuto infetto).
Strategie di difesa
Attualmente, nei confronti di questa malattia non risultano applicabili i metodi di lotta guidata come per altre crittogame, per cui si ricorre a calendari di interventi che interessano le fasi fenologiche in cui la vite risulta essere più suscettibile agli attacchi del fungo. Il metodo di difesa più utilizzato è quello fenologico che individua i quattro momenti in cui il rischio di attacco (e il potenziale infettivo) si presenta maggiore o in cui gli interventi chimici producono un migliore effetto preventivo. Le quattro fasi sono le seguenti:
a) fine della fioritura
b) prechiusura del grappolo
c) invaiatura
d) in pre-vendemmia, in funzione del tempo di carenza del prodotto impiegato.
Una difesa che comprende tutte e quattro le fasi in genere è valida per le aree viticole settentrionali più umide, in Toscana mediamente sono necessari due interventi. Il primo trattamento si colloca nella ’fase b’ ed è rivolto a ridurre l’inoculo presente sui residui fiorali e mirato a penetrare all’interno della struttura del grappolo prima della sua chiusura. Il secondo trattamento viene eseguito, nella pratica, a cavallo delle fasi ’c’ e ’d’. In questo modo si ha una buona protezione dei grappoli nel momento in cui la vite risulta maggiormente suscettibile agli attacchi del patogeno. Affidare la difesa antibotritica solo al trattamento nella ’fase d’ non risulta un metodo in grado di garantire un’adeguata copertura dei grappoli, anche se, a causa degli elevati costi, è quello su cui erroneamente molti agricoltori fanno affidamento. In agricoltura biologica possono essere utilizzati prodotti rameici, solfiti alcalini e prodotti a base di Trichoderma harzianum. Ci preme ricordare che anche il metodo di distribuzione degli anticrittogamici riveste una notevole importanza per l’efficacia e l’economia della difesa da questo patogeno. I filari devono essere ribattuti da entrambi i lati e i getti devono essere orientati solo verso la zona dei grappoli, evitando di bagnare l’apparato fogliare che non necessita di protezione.