Descrizione
L’Armillaria mellea, è un fungo agente di marciumi su numerose essenze arboree ed arbustive, forestali ed agrarie (fruttiferi, olivo, vite, ecc.).
La sua diffusione avviene in concomitanza della presenza o meno delle piante ospiti.
Sintomatologia
I sintomi dell’attacco di Armillaria mellea sono generalmente aspecifici e si estrinsecano in uno stato di debilitazione e di sofferenza generale: sviluppo stentato, clorosi fogliare generalizzata o localizzata, disseccamenti ed infine la morte della pianta ospite. Caratteristica è il fatto che spesso dopo la morte della pianta ospite le foglie secche non cadono subito ma rimangano per un certo periodo di tempo sui rametti.
Le manifestazioni tipiche dell’attacco di Armillaria mellea si estrinsecano analizzando il colletto della pianta ospite. Infatti scalzando la parte corticale sia del colletto ma anche delle grosse radici, si evidenzia il tipico feltro miceliare (placche miceliari) e con le caratteristiche rizomorfe del fungo di colore bianco-crema.
Da queste ultime si avverte un penetrante odore di “fungo fresco” nel momento in cui vengono scoperte. Le rizomorfe sui tessuti infetti e colonizzati da molto tempo diventano dei filamenti viva via più scuri per diventare neri a contatto con l’aria.
Tecniche diagnostiche
Ai fini della diagnosi, spesso è sufficiente la sola osservazione dei sintomi a livello del colletto e, in particolare, della presenza delle placche miceliari e delle rizomorfe tra corteccia e legno del colletto e/o delle radici. Generalmente gli isolamenti micologici e la successiva osservazione del patogeno in coltura si effettuano ai fini della distinzione delle singole specie di Armillaria. Gli isolamenti micologici possono essere effettuati a partire da tessuti sintomatici preventivamente sterilizzati in superficie, su substrati agarizzati nutritivi generici e/o semiselettivi (generalmente PDA e/o MA) coadiuvati da successive osservazioni al microscopio ottico.
Difesa
La difesa dai marciumi radicali parassitari si basa essenzialmente su misure di profilassi. Si consiglia:
- di evitare ristagni di acqua, soprattutto in terreni argillosi, attraverso drenaggi ben eseguiti;
- ricorrere, nel caso di nuovi impianti, a materiale di propagazione sano ed eliminare i residui vegetali (radici, ceppaie, ecc.) delle colture precedenti eventualmente suscettibili;
- destinare il terreno, eventualmente, alla semina di graminacee per alcuni anni, se possibile, prima di procedere all’impianto;
- di eliminare e distruggere le piante debilitate asportando dal suolo sia le radici infette che quella parte del terreno che può risultare contaminata.
- prima di rimettere a dimora nuove viti in terreni che ospitavano la malattia è necessario lasciare le buche aperte per alcuni mesi procedendo eventualmente ad una distribuzione di calce viva.
Nome Comune | Armillaria mellea |
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Famiglia | Ordine Agaricales |
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Genere | Famiglia Tricholomataceae |
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Specie | Genere Armillaria |
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Morfologia
Il micete si sviluppa e si conserva nel terreno, fondamentalmente sotto forma di micelio presente nei residui vegetali e/o nel legno infetto ed attraverso le tipiche rizomorfe che caratterizzano il genere. I corpi fruttiferi dell’Armillaria mellea, detti “chiodini” o “famigliole buone”, compaiono generalmente, in prossimità delle piante infette da molto tempo, in corrispondenza di elevata umidità. La principale fonte di inoculo è rappresentata dalle rizomorfe, che possono diffondere il fungo e, quindi, la malattia rapidamente. È da considerare che tessuti vegetali sani possono risultare infetti dal solo micelio (senza la formazione di rizomorfe) di Armillaria mellea, venuto a contatto a partire da tessuti infetti. Il fungo in questione, invade i tessuti corticali superandoli e venendo a contatto con i tessuti legnosi veri e propri; a questo il micete forma delle placche o ammassi miceliari che attaccano i tessuti legnosi di cui sopra provocandone il marciume. La velocità di attacco del micete e la relativa comparsa dei primi sintomi è molto variabile, in quanto dipende sia dall’ospite legnoso e la sua resistenza e sia dalle condizioni ambientali favorevoli. Si è verificato però che, la velocità di infezione e quindi il decorso della malattia è molto più rapido nel momento in cui l’attacco avviene a livello del colletto.
Sintomatologia Generale
I sintomi dell’attacco di A. mellea sono generalmente aspecifici e si estrinsecano in uno stato di debilitazione e di sofferenza generale: sviluppo stentato, clorosi fogliare generalizzata o localizzata, disseccamenti ed infine la morte della pianta ospite. Caratteristica è il fatto che spesso dopo la morte della pianta ospite le foglie secche non cadono subito ma rimangono per un certo periodo di tempo sui rametti.
Le manifestazioni tipiche si evidenziano osservando il colletto della pianta ospite. Infatti si evidenzia il tipico feltro miceliare con le caratteristiche rizomorfe del fungo di colore bianco-crema. Da queste ultime si avverte un penetrante odore di “fungo fresco” nel momento in cui vengono scoperte. Le rizomorfe sui tessuti infetti e colonizzati da molto tempo diventano dei filamenti viva via più scuri per diventare neri a contatto con l’aria.
Ciclo Biologico
A causa del numero, della forma e della disposizione dei carpofori che si possono ritrovare ai piedi di piante attaccate da Armillaria, i corpi fruttiferi del fungo vengono comunemente chiamati “chiodini” o “famigliole buone” e si ritrovano alla base di piante gravemente colpite solitamente nei mesi autunnali. Tali corpi fruttiferi compaiono generalmente in corrispondenza di elevata umidità. A maturità i basidiocarpi rilasciano le basidiospore che vengono trasportate dal vento e possono costituire ulteriore mezzo di diffusione del patogeno. La principale fonte di inoculo è costituita, comunque, dalle rizomorfe, che possono determinare la diffusione rapida del fungo e, quindi, della malattia. I tessuti vegetali sani possono risultare infetti anche dal solo micelio (senza la formazione di rizomorfe) di A. mellea, venuto a contatto a partire da tessuti infetti. Notoriamente, il patogeno fungino è favorito dai ristagni idrici e dalle situazioni di asfissia radicale che determinano un abbassamento delle difese della pianta favorendo l’attacco del micete stesso. Le temperature ottimali per lo sviluppo e il decorso della malattia sono comprese tra 20 e 24°C. Inoltre, si è visto che temperature estreme influiscono sul micete determinandone una riduzione di sviluppo.