Questo rincote flatide originario del continente americano dal 1980 si è rapidamente diffuso in Italia ed anche in Toscana è presente su molte colture compreso l’olivo.
L’adulto misura 7-8 mm di lunghezza ed è fornito di ali trapezioidali grigio brune che, in posizione di riposo, sono tenute aderenti ai lati del corpo in posizione verticale.
Gli stadi preimmaginali vivono protetti in una abbondante produzione di fiocchi cerosi che rendono molto evidenti gli attacchi di questo insetto.
La specie presenta una sola generazione annua: sverna allo stato di uovo nelle anfrattuosità della corteccia e la comparsa delle neanidi si ha dai primi giorni di maggio fino a tutto giugno.
Lo sviluppo post embrionale comprende cinque stadi evolutivi dei quali tre di neanide e due di ninfa. La presenza di adulti si riscontra già dai primi di luglio e da agosto in poi avvengono gli accoppiamenti con deposizioni di uova.
I danni che l’insetto arreca alle colture sono molto evidenti ma spesso ben tollerati: si tratta di melata emessa sulle foglie da ninfe e neanidi con conseguenti stratificazioni di fumaggine e dalle fioccose produzioni di cera delle colonie sull’ospite. Solo in casi sporadici vengono segnalati danni diretti che consistono in sottrazione di linfa e deformazione dei frutti. Possono ritenersi a rischio in modo particolare quelle colture che devono conferire prodotti esteticamente perfetti.
Il proliferare dell’insetto insediato nel nuovo territorio è in gran parte dovuto alla mancanza di nemici naturali che lo contengono: mentre nelle regioni d’origine l’imenottero driinide
Neodryinus typhlocybae riesce a limitare le popolazioni, in Toscana sono attivi solo predatori generici quali larve di crisopidi, coccinellidi e uccelli insettivori. Visti i risultati positivi di acclimatazione in altre regioni, anche in numerosi areali toscani sono in corso lanci inoculativi del parassitoide Neodryinus typhlocybae.
L’iniziale massiccia diffusione della Metcalfa pruinosa nel nuovo territorio è stata in gran parte dovuta alla mancanza di nemici naturali autoctoni. Alla fine degli anni novanta iniziò l’introduzione del parassitoide Neodryinus typhlocybae in diverse aree agricole e urbane della regione. Oggi questo antagonista si sta diffondendo naturalmente nella maggior parte degli ambienti toscani per cui nei prossimi anni è probabile una sua progressiva azione nel contenimento delle popolazioni di Metcalfa.
Questo è quanto sta accadendo nelle regioni del nord Italia dove l’introduzione di Neodryinus typhlocybae è iniziata molto prima rispetto alla Toscana, inoltre con il passare degli anni è presumibile anche un aumento dell’attività dei predatori generici.
Parlando delle possibilità di controllo si può affermare che attualmente in Toscana la lotta chimica diretta contro Metcalfa risulta non opportuna poiché in genere l’entità degli attacchi è limitata ed i danni sono essenzialmente di tipo indiretto. In caso di attacchi di una certa consistenza è comunque preferibile il ricorso a lavaggi con soluzioni acquose dilavanti a base di nitrato potassico alla dose consigliata per le microconcimazioni fogliari di 400 gr/hl o con bagnanti (diottil solfo succinato di sodio, ecc.). Questi avranno l’effetto di liberare la vegetazione dalle forme giovanili infestanti che cadono al suolo senza essere uccise. Le soluzioni dilavanti, inoltre, sciolgono la melata e la cera prodotta da Metcalfa ripulendo la vegetazione: il trattamento deve essere fatto il più tardi possibile prima della comparsa degli adulti.